Del capitalismo by Pierluigi Ciocca

Del capitalismo by Pierluigi Ciocca

autore:Pierluigi Ciocca [Ciocca, Pierluigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Donzelli Editore


3. La crescita: uno schema.

Da Smith a Ricardo, i padri dell’economia politica intesa quale conoscenza del capitalismo incombente, la «ricchezza delle nazioni», insieme con la sua distribuzione, è stata al cuore dell’analisi.

Non sorprendentemente, le fonti della crescita sono state sino a tempi recenti ravvisate dagli economisti in fattori d’ordine economico. Segnatamente, dopo Keynes e gli eleganti modelli teorici dovuti a Roy Harrod e a Evsey Domar l’idea chiave è stata che il progresso materiale dipende da tre fasci di forze, tutte di natura economica. Li chiamo REI: il volume (R) delle risorse (capitale, ma anche lavoro, energia, materie prime) applicate alla produzione; il grado d’efficienza (E) con cui le risorse vengono utilizzate, date le tecniche conosciute che consentono il contenimento dei costi; le innovazioni (I), che innalzano la frontiera dell’efficienza e attraverso il progresso tecnico imprimono alla produttività una tendenza ascendente.

Nelle economie moderne le innovazioni rilevano più dello stesso capitale investito: due terzi della varianza nei livelli del prodotto per addetto e quasi il 90% della varianza nei suoi tassi d’incremento vengono imputati alla qualità del produrre, rispetto al volume dei mezzi impiegati.

Gli economisti sono arrivati a questi importanti risultati econometrici sulle determinanti prossime della crescita affidandosi alle variabili strettamente economiche appena evocate10. È attraverso di esse che ha in primo luogo agito la forza dinamica, la spinta propulsiva, data negli ultimi due secoli alla produzione dal capitalismo, dal sistema descritto da Goodwin quale «MKS».

Come si è veduto, il progresso produttivo espresso dal nuovo sistema è stato generale. Tuttavia si è realizzato in tempi diversi, modalità diverse, esiti quantitativamente diversi nelle singole economie a mano a mano che il sistema si diffondeva nel mondo.

Dietro le sollecitazioni degli storici l’analisi della crescita si è estesa a fattori meta-economici. Li chiamo CIP: la cultura e i valori sociali (C); le istituzioni e in particolare il diritto dell’impresa, più in generale dell’economia (I); la politica (P) e segnatamente l’azione economica dello Stato. Queste variabili hanno in varia misura interagito con REI nell’influire sui «capitalismi», contribuendo alle differenze anche molto notevoli nei tassi di crescita delle economie.

Ma fra REI e CIP si situa un terzo strato: quello delle variabili attraverso le quali CIP incide su REI, e quindi sulla crescita. Si tratta di legami in prevalenza economici, ma tanto specifici da essere difficilmente riconducibili a categorie generali.

Esemplifico con il caso italiano.

Nell’Italia unita che si faceva capitalistica, e si unificò anche per questo, la crescita è stata rapida nell’età giolittiana (1900-1913) e ancor più nel cosiddetto miracolo economico (1950-1973); è stata lenta nel 1887-1900, negli anni trenta del Novecento, nell’ultimo trentennio. Le determinanti economiche racchiuse nell’acronimo REI hanno agito con segno positivo nelle prime due fasi, con segno negativo o incerto nelle altre. Il progresso tecnico ha contribuito alla crescita nelle prime due fasi, mentre il suo apporto è stato modesto o nullo nei periodi di ristagno.

Ma perché ciò è avvenuto?

A valle di REI hanno influito, positivamente nelle prime due fasi e negativamente nelle altre, finanza pubblica, infrastrutture, grado di concorrenza, imprenditorialità e dinamismo d’impresa.



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